lunedì 19 marzo 2018

ACCORDO DI CAEN IN PROGRAMMA LA CESSIONE DELLE NOSTRE ACQUE TERITORIALI

Con l'accordo di Caen Gentiloni svende le acque italiane (e il petrolio) alla Francia?

Negli ultimi giorni di vita del governo Gentiloni, ecco che arriva silenzioso un ultimo colpo di coda che bastona il nostro Paese a favore dei vicini francesi

ROMA - Negli ultimi giorni - si spera - di vita del governo Gentiloni, ecco che arriva silenzioso un ultimo colpo di coda che bastona il nostro Paese a favore dei vicini francesi: il governo di fatto il 25 marzo regalerà alla Francia parte delle nostre acque territoriali, e con queste alcuni i ricchissimi giacimenti di petrolio scoperti al largo della Sardegna. Sono in molti a non sapere di cosa stiamo parlando: nel marzo 2015 Italia e Francia firmarono il cosiddetto accordo di Caen, in cui venivano appunto revisionati i nostri confini marittimi. L'accordo, derivante da un negoziato cominciato nel 2006 e terminato sei anni più tardi, secondo il ministero degli Esteri sarebbe stato «necessario al fine di definire i confini marittimi alla luce delle norme della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982, che supera la Convenzione per la delimitazione delle zone di pesca nella baia di Mentone del 18 giugno 1892, convenzione che ha valore consuetudinario, in quanto applicata e mai ratificata, ai fini di colmare un vuoto giuridico». L'Italia avrebbe quindi rinunciato ad alcune porzioni di mare del mar Ligure ed al tratto compreso tra nord Sardegna ed arcipelago toscano.

Cosa prevede l'accordo
Come racocnta l'ammiraglio Giuseppe De Giorgi sul suo blog, l'accordo era passato piuttosto inosservato fino a quando nel gennaio 2016 il peschereccio italiano Mina era stato fermato dalla gendarmeria marittima francese e scortato fino al porto di Nizza, con l'accusa di praticare la pesca del gambero in acque francesi. Solo dopo il pagamento di una cauzione di 8300 euro era stato rilasciato. Dunque, quelle che sembravano essere acque italiane erano diventate francesi. L'episodio fece deflagrare la questione dei confini e di porzioni di mare cedute alla Francia. Piuttosto indispettito dalla vicenda l'assessore regionale alla pesca della Liguria Stefano Mai aveva dichiarato: «Il sequestro del peschereccio Mina ha posto l’attenzione sull’urgenza di arrivare all’elaborazione di un piano di gestione della pesca al gambero rosso condiviso tra Italia e Francia, sul modello di quanto abbiamo elaborato con successo sul rossetto. Lo strumento più praticabile e che porterebbe a una soluzione definitiva di un annoso problema di pesca nelle acque al confine è la stesura di un piano delle risorse condivise, previsto dal regolamento mediterraneo. La pesca al gambero rosso è un target strategico per la Liguria che vogliamo tutelare arrivando a una soluzione definitiva che faccia uscire i nostri pescatori da un’incertezza normativa che dura ormai da troppi anni. Il trattato sul nuovo confine marino si è rivelato fortemente penalizzante per l’Italia».

La zona della "Fossa del cimitero"
Secondo i giornali della Corsica l'accordo di Caen prevedeva una sorta di scambio territoriale: l'Italia avrebbe ceduto la «Fossa del cimitero» nelle acque di Ospedaletti, in provincia di Imperia, ottenendo in cambio alcune secche tra Corsica, Capraia ed Elba. Proprio la Fossa del cimitero è un tratto di mare molto ricco dal punto di vista della pesca, con una vivace presenza proprio di gamberoni rossi. Mentre in Italia l'accordo non è stato mai ratificato, in Francia sembrava essere di dominio pubblico, tanto che la gendarmeria marittima era subito intervenuta pochi mesi dopo l'accordo fermando il peschereccio Mina. Due mesi dopo il fermo del peschereccio erano però arrivate le scuse: la dogana francese aveva contestato per errore il mancato rispetto del trattato del 21 marzo 2015, visto che non era mai stato ratificato dal Parlamento italiano.


La Farnesina prova a calmare le acque
La Farnesina, pressata da interrogazioni parlamentari e dagli allarmi lanciati sulla cessione di mare da parte dell'Italia, nel febbraio 2016 aveva provato a fare chiarezza: «Considerata la sua natura, l'accordo di Caen è sottoposto a ratifica parlamentare e, pertanto, non è ancora in vigore. Per quanto riguarda, in particolare, i contenuti dell'accordo, il tracciato di delimitazione delle acque territoriali e delle restanti zone marittime riflette i criteri stabiliti dall’UNCLOS, primo fra tutti il principio della linea mediana di equidistanza. Nel corso dei negoziati che hanno portato alla firma dell'accordo, la parte italiana ha ottenuto di mantenere immutata la definizione di linea retta di base per l'arcipelago toscano, già fissata dall’Italia per la delimitazione del mare territoriale nel 1977». Inoltre, per il mare territoriale tra Corsica e Sardegna, la Farmesina rassicurava sul fatto che fosse stato completamente salvaguardato l’accordo del 1986, inclusa la zona di pesca congiunta. Anche per quanto riguarda il confine del mare territoriale tra Italia e Francia nel Mar Ligure, in assenza di un precedente accordo di delimitazione, l’accordo di Caen seguiva duque, a parole, il principio dell’equidistanza come previsto dall’UNCLOS.

Confini incerti
Ad oggi, spigea l'ammiraglio De Giorgi, i confini tra acque italiane e francesi rimangono incerti. Una recente sentenza del tribunale di Imperia ha assolto un pescatore dall'accusa di avere sconfinato in acque francesi. Il tribunale ha infatti dichiarato non valido anche il trattato di Mentone del 1892 che regolava i confini tra riviera ligure e Costa Azzurra, anche in questo caso per la mancata ratifica del Parlamento. "Un precedente che farà giurisprudenza viste le numerose contestazioni rivolte dalla gendarmeria marittima francese ai pescherecci sanremesi». Certo è che il tema della territorializzazione dell’alto mare da parte degli stati rivieraschi è di "fondamentale importanza" per l’Italia sia sotto l’aspetto della sua valorizzazione economica sia della sua protezione dallo sfruttamento eccessivo e indiscriminato. "L’Italia è stata sinora assente nell’area internazionale per quanto riguarda la politica marittima, non solo in ottica Difesa, ambito paradossalmente sempre più esercitocentrico a dispetto degli accadimenti mediterranei, ma in tutte le sue più ampie declinazioni. Il mutilateralismo come sempre rifugio anestetico dalle nostre repsonsabilità si traduce nel piegarsi alla volontà non solo della Francia, ma anche della Grecia e dei paesi della riva opposta dell’Adriatico che si avvantaggiano della nostra pavidità e indifferenza".


Meloni: "Non permetteremo che venga regalata l'Italia"
Nel dibattito interviene ora anche la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, che denuncia su Facebook il "folle trattato firmato da Gentiloni nel 2015 quando era ministro degli Esteri e che Fratelli d'Italia aveva contestato anche all'epoca». "Un accordo senza senso - prosegue - che penalizza l'Italia e le cui motivazioni sono incomprensibili. Gentiloni non si azzardi a questa operazione e blocchi prima del 25 marzo, come previsto dal Trattato di Caen, la cessione delle nostre acque territoriali». Fratelli d'Italia "non farà sconti su questa operazione dai contorni torbidi": Meloni chiede l'immediato intervento del Presidente della Repubblica Mattarella e annuncia fin da ora azioni durissime in ogni sede. "Non permetteremo che venga regalata l'Italia".

La replica del Ministero degli Esteri (che ammette errori nelle cartine geografiche)
La notizia di possibili cessioni di acque territoriali alla Francia è "priva di ogni fondamento e l'accordo bilaterale del marzo 2015 non è stato ratificato dall'Italia e non può pertanto produrre effetti giuridici». Così replica in una nota il ministero degli Esteri. Secondo la Farnesina, dato che l'accordo bilaterale del marzo 2015 non è stato ratificato dall'Italia, "i confini marittimi con la Francia sono immutati e nessuno, a Parigi o a Roma, intende modificarli». Quanto alla data del 25 marzo, "essa, come informa l'ambasciata di Francia a Roma, riguarda semplicemente 'una consultazione pubblica nel quadro della concertazione preparatoria di un documento strategico' sul Mediterraneo che si riferisce al diritto ed alle direttive europee esistenti e che non é volta in alcun modo a 'modificare le delimitazioni marittime nel Mediterraneo'. L'ambasciata - prosegue la Farnesina - riconosce che 'le cartine circolate nel quadro della consultazione pubblica contengono degli errori (in particolare le delimitazioni dell'accordo di Caen, non ratificato dall'Italia)' e aggiunge che 'esse saranno corrette al più presto possibile'». Infine, dal ministero degli Esteri italiano sottolineano che "a breve si terranno consultazioni bilaterali previste a scadenze regolari dalla normativa UE al solo fine di migliorare e armonizzare la gestione delle risorse marine tra i Paesi confinanti, nel quadro del diritto esistente".
https://www.diariodelweb.it/italia/articolo/?nid=20180317-495941
http://altrarealta.blogspot.it/