lunedì 27 giugno 2016

UOMINI RANA


E' anche Olivier Clerque, con il raccontino de “La ranocchia che non sapeva di essere cotta", a metterci sull'avviso che siamo sottoposti a un artificiale processo di deterioramento. Ce la racconta così: “Immaginate una ranocchia in una pentola posta su un debole fuoco. L’acqua poco a poco diventa tiepida e la ranocchia la trova piacevole. La temperatura adagio sale. Quando è calda più di quanto possa apprezzare, la ranocchia si sente affaticata ma ancora non si spaventa. Anche quando l’acqua diventa calda, pur trovandola sgradevole, la ranocchia non fa nulla e sopporta.
La ranocchia per la debolezza finisce per bollire e morire senza riuscire a fuggire. Fosse stata buttata direttamente nell’acqua a 50°, sarebbe schizzata fuori. Ciò dimostra che quando un cambiamento avviene in modo graduale e sufficientemente lento, sfugge alla coscienza e nella maggior parte dei casi non suscita reazione, opposizione, rivolta.
La nostra società sta subendo una lenta deriva alla quale ci stiamo abituando. Ora siamo quasi indifferenti a cose che solo 30/40 anni fa ci avrebbero fatto inorridire: sono state poco a poco banalizzate e quasi non ci disturbano più. Nel nome del progresso, della scienza, del profitto, si effettuano attacchi alla libertà individuale, alla dignità, all’integrità della natura, alla bellezza e gioia di vivere, lentamente ma inesorabilmente, con la costante complicità delle vittime inconsapevoli o incapaci di difendersi. Le nere previsioni per il nostro futuro, invece di suscitare reazioni e misure preventive, non fanno altro che preparare psicologicamente la gente, ad accettare le condizioni di vita decadenti, anzi drammatiche. Il martellamento da parte dei media satura i cervelli che non sono più in grado di distinguere le cose.
Dobbiamo scegliere tra coscienza o cottura! Stiamo passivamente accettando il degrado etico e morale”.



Metaforicamente dunque, il pentolone e l'acqua, sono tutte quelle cose che diamo per scontato essere dalla nostra parte, ma che sono messe in atto per spolparci fino alle ossa in modo inavvertibile. Se pertanto Clerque ci invita a scegliere, chi sguazza in quell'acqua difficilmente s'accorge della trappola, che va colta da dettagli apparentemente insignificanti, esattamente come lo è il lento e graduale aumentare della temperatura. Ironicamente, le dimensioni stratosferiche dell'inganno, concorrono a rendere cieche le masse.

In questo gioco di prestigio, messo in atto per alimentare il fuocherello sotto al pentolone, un posto di primo piano in questi ultimi anni, lo hanno conquistato i vari servizi e strumenti tecnologici. Probabilmente li avete creduti un aiuto e una comodità, una naturale conseguenza di reali necessità e del progresso. Ma tutto serve a controllare, degradare ambiente e mente umana, rubare la nostra impronta psicologica, privarci di un'autonoma ragione, per mantenerci in uno stato di illusorio benessere che produce malessere. Così i “Social Network”. Non sono nati per avvicinare e aggregare e piuttosto, per disgregare attraverso uno spegnimento dei rapporti umani diretti. Face book, con quell'amicizia (o "mi piace") che in alternativa non lo è, priva atrocemente delle sfumature. Omologa in codici a barre, plasticizza i rapporti con una finta varietà. Con un dentro o fuori, distrugge ogni individuale diversità. Imprigiona in un mondo virtuale che ha filtri e facciate d'ipocrisia.  


Fonte "ifabbricantidistupidi"
è gratuitamente scaricabile in versione PDF
http://www.mediafire.com/download/q44p26hmvlzbaa0/IFABBRICANTIDISTUPIDI__24_giugno_2016_e_book.pdf

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