lunedì 11 aprile 2016

VOLEVO SOLO PARLARE UN PO'... E INVECE MI HANNO DISTRUTTO DI FARMACI



LETTERA


Buongiorno, mi chiamo Fabio. Ci terrei a raccontarle la mia storia perché purtroppo a causa della mia disinformazione ho commesso l'errore di affidarmi alla psichiatria.


Innanzitutto grazie di cuore per quello che fa perché sono consapevole di quanta determinazione e coraggio ci vuole per contrastare queste vere e proprie macchine di morte che sono gli psichiatri.

Veniamo alla mia storia.

Tutto iniziò nel 2012 quando per una serie di fattori sono arrivato a sentirmi sempre più depresso. In preda alla disperazione, io e la mia famiglia abbiamo deciso di recarci dal nostro medico che mi ha subito prescritto una puntura di un farmaco che ora non ricordo e mi ha consigliato di rivolgermi al Centro Psico Sociale.

Quella puntura non l'ho mai fatta perché mi sembrava assurdo che io potessi risolvere i miei problemi con una puntura, ma mi sono recato dove consigliato non avendo alternative, anche se dentro di me sentivo che non avrei trovato soluzione al mio problema. Mi aspettavo per lo meno di poter parlare con qualcuno, forse per questo ho chiesto aiuto, volevo parlare!

Quel giorno è iniziato l'incubo. Io ero un ragazzo di 64 kg, in ottima salute fisica, e a parte quel periodo difficile io ho sempre affrontato la vita con grande ottimismo e determinazione, ero una persona ambiziosa, lavoravo in fabbrica tutto il giorno e frequentavo le scuole serali, volevo solo costruirmi il mio futuro nel modo migliore possibile. Quel giorno invece cambiò tutto.

Me lo ricordo bene.

Mi venne subito detto dalla psichiatra di iniziare ad assumere un farmaco, il Risperidone, e me lo portò in pastiglia con un bicchierino d'acqua per farmelo prendere subito. Io insistevo, non volevo, continuavo a ripetere che ero lì perché magari facendo dei colloqui con il tempo sarei riuscito a stare meglio. Mi venne ripetuto più volte che al momento l'unico modo per potermi aiutare era di prendere quel farmaco, insistendo che nonostante non mi sentivo bene dovevo solo aver fiducia in loro, insistendo che quella era l'unica cosa che dovevo e potevo fare.


Presi quel farmaco. Tornai a casa ed ero come uno zombie. Avevo un sonno incredibile, non riuscivo a tenere gli occhi aperti, era una sensazione indescrivibile. Questo farmaco mi venne poi prescritto, dovevo prenderlo ogni giorno continuando ad aumentare la dose fino a raggiungere la dose scelta dalla psichiatra, abbinandolo a degli antidepressivi.


Passò il tempo e l'incubo diventava sempre peggiore, vedevo il mio peso che saliva in modo esponenziale, da 64 kg continuai a salire fino ad arrivare a 115 kg. Inutile raccontare come mi sentivo vedendomi così cambiato e vedendo che quei farmaci mi avevano completamente tolto vita sociale, rendendomi impossibile parlare con le persone perché ero rigidissimo, non avevo più nessun atteggiamento spontaneo, sembravo uno spaventoso robot!


Non ero più la stessa persona, e quando presentavo il problema alla psichiatra questa mi ripeteva "ti devi rassegnare! Non tornerai più la persona che eri! Non è colpa dei farmaci! Sei così perché sei malato! Te lo vuoi mettere in testa?".


Era un continuo provare rabbia e disagio e poi passare alla fase di rassegnazione, finché la rabbia e il disagio non superavano nuovamente la rassegnazione e si tornava dalla psichiatra che ancora una volta mi diceva di rassegnarmi. Ho passato così 3 anni e mezzo della mia vita, subendo anche un ricovero di una settimana nel quale fin dal primo giorno che sono entrato in ospedale ripetevo cercando di sorridere falsamente "sto bene, sto davvero meglio!" per riuscire ad essere dimesso dopo una sola settimana.


E quando uscii dal reparto mi sentivo che fisicamente ero appesantito in modo esagerato. Mi somministravano 90 gocce al giorno di potenti calmanti nonostante io non fossi assolutamente agitato. Anzi ero completamente spento e passivo. Addirittura invece di utilizzare acqua per prendere il Risperdone si usavano le gocce calmanti direttamente! Un'assurdità a ripensarci ora!


In questi tre anni mi sono stati somministrati tutti i farmaci possibili ed immaginabili: Risperidone, Abilify, Invega (anche contemporaneamente in alcuni periodi nonostante fossero farmaci non compatibili tra loro perché della stessa famiglia), Welbutrin, Cymbalta, Haldol, Akineton.


Moltissime volte insistevo con la psichiatra che volevo scalare i farmaci fino a toglierli e ogni volta lei mi persuadeva a non farlo (mi terrorizzava dicendomi che sarei stato malissimo, facendo leva su quelle che erano le mie paure che lei conosceva bene). Preciso che i colloqui duravano solo 5 minuti scarsi perché io raccontavo come stavo e ogni minima cosa che dicevo comportava la modifica di 1 mg in più o meno del farmaco, per poi andare a modificare anche l'altro farmaco che doveva spingere di più, ecc.. tutti discorsi così!


Nessun aiuto a parole, soltanto dosi di farmaco modificate in base ad ogni minima sfumatura del mio umore!


Un giorno raggiunsi il limite di sopportazione e decisi che qualsiasi rischio terrorizzante avrei corso io non avrei continuato tutta la mia vita in questo modo!
Vedevo gli altri che erano in cura da più tempo, vedevo com'erano diventati. Nessuno dovrebbe finire così! E' assurdo!


Contro tutto e tutti decisi di rischiare tutto e andai dalla psichiatra dicendo "questa volta non cerchi di convincermi perché le dico subito che io non cambio idea!". Lei dicendo che se avessi smesso poi quando sarei stato male avrei dovuto raddoppiare le dosi perché le attuali non avrebbero più funzionato cercò per l'ennesima volta di convincermi con questi metodi subdoli.


Ma questa volta niente poteva farmi cambiare idea! Decisi di ridurre i farmaci piano piano fino a smetterli completamente! Iniziai a ridurli e stavo bene.
Lei ripeteva "guarda che poi starai male quando li diminuisci ancora", ma io continuavo a ridurre. Dopo averli ridotti ulteriormente mi disse "guarda che poi starai male quando li togli del tutto, ti do un 98% di probabilità che starai male".


Li tolsi del tutto e mi disse "guarda che adesso il farmaco è ancora in circolo nel sangue, anche se non stai male ora non significa che tra un mese sarà ancora così". Ora sono passati 7 mesi e io sto veramente bene. Sto lavorando molto su me stesso.


I primi 5 mesi dopo aver tolto i farmaci ero concentrato a cercare di stare bene senza farmaco andando contro tutto quello che mi era stato fatto credere sul fatto di non farcela, quindi non sono riuscito a regolare anche l'alimentazione. Ora invece è da 2 mesi che mangio sano e in questi due mesi ho già perso 23 kg dei 50 kg che avevo messo nei tre anni di psichiatria.


Ho smaltito anche la rabbia che provavo per quello che mi è stato fatto, perché tanto non mi serve a nulla. Provo però molto dispiacere per il fatto che ci sono persone che non hanno avuto tutta questa forza di volontà e gli è stata rovinata l'intera vita. Non nascondo però che è stata dura, dato che sono andato incontro, a causa di questo aumento di peso, a patologie del fegato (steattosi epatica, transaminasi fuori 11 volte dai valori massimi consentiti), patologie cardiache (ipertensione e tachicardia), eccesso di ferritina nel sangue (ho dovuto fare dei salassi) e diabete che tutt'ora ho ma che cerco di tenere sotto controllo con la sola alimentazione essendo diventato contrario a qualsiasi farmaco.


Ora mi chiedo, alla luce di questi fatti secondo lei ci sarebbe un modo per essere risarcito e ottenere giustizia qualora me lo meritassi? Tenendo conto comunque che essendo ancora disoccupato non ho soldi da spendere in avvocati, perché sto cercando di ricostruire la mia vita ma è una cosa che richiede tempo.


Nel mio piccolo e nei limiti di ciò che posso fare, sarei però felice quando ne avrò la possibilità di contribuire. Inoltre sono fiducioso nel fatto che la mia esperienza possa servire soprattutto a chi è ancora prigioniero di questa macchina di morte. Avendo ancora contatti con persone che ho conosciuto all'interno della psichiatria mi accorgo però di quanto sia difficile attraverso l'esempio della mia esperienza riuscire a rompere le forti convinzioni che la psichiatria instaura nei pazienti.


Grazie mille per l'attenzione mostrata e chiedo scusa se mi sono dilungato troppo ma mi sembrava importante non tralasciare informazioni preziose.
Aspetto una sua risposta quando può.
Grazie mille ancora. Buona giornata!


RISPOSTA


Buongiorno Christian,
e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.


Come dico sempre, non sono un medico, non faccio diagnosi, non curo nessuno né prescrivo alcunché, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.
La sua testimonianza sarebbe da appendere innanzi alla porta di ogni studio psichiatrico.

Lei è a dir poco un miracolato, perché prima di cadere totalmente in uno stato di lobotomizzazione chimica è riuscito a capire cosa le stesse succedendo, e a prendere le giuste contromisure.

Purtroppo, non vada in cerca di impossibili risarcimenti: la Psichiatria fa quello per cui è nata, e cioè somministrare farmaci.

Dalla mia esperienza, le sue possibilità di far valere i suoi diritti in un'aula di giustizia sono pari a zero.
Ora, come ha detto lei, via la rabbia.
Raggiunga un livello di salute ancor più ottimale, buttandosi senza riserve verso un'alimentazione vegana, crudista quanto basta, a ZERO glutine e a BASSISSIMO livello di grassi.
Acquisti e legga il mio libro se lo vorrà, le cambierà la vita ancora di più.
Sono io che faccio i complimenti a lei per il suo coraggio, e ricordi che il Karma esiste: chi fa del male, potrà solo raccogliere del male.

Si siede sulla riva del fiume e aspetti...

Avanti così
Pietro Bisanti

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