Gentile Magistrato,
Io ho chiesto pubblicamente l’intervento delle Armi della Repubblica in difesa del Paese, nel nome della Costituzione Sovrana del 1948, perché l’Italia è stata aggredita da un Colpo di Stato. E’ semplice Dottore, e Lei converrà: quando una forza esterna al Paese, in collusione con forze interne, e che non è mai stata legittimata dal voto degli italiani, compie i seguenti atti:
A) Sottrae allo Stato la sovranità monetaria, essenziale a nutrire la Nazione, attraverso il sotterfugio di Trattati Sovranazionali resi incomprensibili al nostro Legislatore e mai legittimati dal consenso del popolo.
B) Esautora interamente il Parlamento Sovrano dalla sua prerogativa legislativa a tutela dei cittadini, per mezzo dei sopraccitati inganni, e lo costringe a rendere conto in primis ad essa e non al popolo sovrano, e lo costringe a legiferare contro l’interesse del popolo.
C) Rende la nostra Costituzione Sovrana sottomessa a sentenze di una Corte straniera mai legittimata dal popolo italiano.
D) E come conseguenza di tutto ciò riduce allo stato di servitù economica, di povertà crescente, di disperazione persino un intero popolo, una volta sovrano e ricco, per il profitto di forze elitarie straniere
Questa forza ha compiuto un Colpo di Stato contro il Paese, il quale, per i punti sopraccitati, non è più in grado di usare gli strumenti propri dello Stato democratico per difendersi. E allora, Dottore, Lei converrà che in una tale situazione E’ DOVERE delle Armi dello Stato, che giurarono fedeltà all’Italia, intervenire per difendere il Paese reso servo Esse: arresteranno i responsabili complici interni del Golpe, in primis i cittadini Giorgio Napolitano, Giuliano Amato, Mario Monti, Romano Prodi, Enrico Letta e Matteo Renzi, fra i molti altri; decreteranno l’abolizione dei Trattati di cui sopra; restituiranno al Paese la piena sovranità monetaria, parlamentare, e costituzionale. Credo che siamo d’accordo su tutti i punti, Dottore. Si difenda la Costituzione del 1948, si difenda il popolo italiano, si difendano i nostri figli.
Paolo Barnard
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