lunedì 9 settembre 2013

L’universo come manifestazione esteriore della psicologia dell’individuo


Il mondo è la mia psicologia

Riporto i tratti salienti della mail che mi ha scritto una ragazza: “Lavoro in un centro commerciale, vendo prodotti per 36 ore settimanali e guadagno 850 euro al mese. Sono frustrata, perché tutta la mia vita è impegnata dal mio lavoro, ma nonostante questo guadagno a malapena i soldi sufficienti a mantenere la casa e la macchina, che possiedo solo in quanto mi servono entrambi per il lavoro. Infatti potrei tornare a vivere da mia madre, non pagare più l’affitto e vendere la macchina e non avrei più bisogno di lavorare 36 ore a settimana. [...]
Sono laureata... come molte delle mie colleghe. [...]
Il responsabile del mio settore guadagna più di 3000,00 euro al mese; però le ore che lui trascorre a vendere sono meno di dieci in una settimana, per il resto sta chiuso nel suo ufficio. [...]
Lui è diplomato. Qualche hanno fa ha seguito uno di quei corsi di PNL che io definisco “per esaltati”, che però a quanto pare nel suo caso sono stati soldi spesi bene. [...]
Brizzi, io faccio un lavoro su di me, cerco di osservarmi, ma mi chiedo che senso ha tutto questo; dov’è la giustizia in tutto questo? È una società impazzita. Mi rendo conto di essere una schiava moderna, una schiava con l’IPhone. È possibile che sia l’unica a rendersene conto? [...]”
Annamaria



Di situazioni simili ce ne sono tante; e anche di più gravi, come chi mi scrive (anche piuttosto arrabbiato): “Brizzi...hai voglia tu a dire che bisogna essere monaci guerrieri, che il lavoro lo devi creare e non lo devi mendicare... tu che sei a malapena diplomato e fai lo scrittore... mentre io sono laureato in lettere, non faccio né lo scrittore né il giornalista e sono pure disoccupato! Non voglio darti la colpa di nulla, ci mancherebbe, mi stai simpatico e i tuoi libri mi hanno cambiato la vita; ma penso che quella che viviamo oggi sia pura e semplice ingiustizia, e non c’è lavoro su di sé che tenga. [...]”
Loris


Bene. Direi che abbiamo materiale a sufficienza per inquadrare il problema.
Innanzitutto confermo il quadro della situazione tracciato da Annamaria: oggi ci sono gli schiavi come al tempo dell’antica Roma, solo che non hanno più la percezione di essere tali, se non in alcuni, brevi, momenti di lucidità, sempre più rari proprio a causa degli orari di lavoro massacranti che non lasciano spazio ad altro... nemmeno al pensiero riflessivo. I pensieri più ricorrenti riguardano le bollette da pagare.


Questa situazione di schiavitù moderna travestita da democrazia (siamo tutti uguali solo perché siamo tutti nella merda fino al collo) è stata studiata a tavolino e devo dire, con ammirazione, che rasenta la perfezione. Lo psicopenitenziario è tanto perfetto che quando qualcuno tenta di fare qualcosa per uscirne – per esempio riunire tutti quelli che la pensano come lui dentro un partito e presentarsi alle elezioni – viene ostacolato e schernito, ossia trattenuto con forza dentro la prigione, non dai secondini, ma dagli altri carcerati, i quali non fanno niente per liberarsi, ma sono esperti nel trovare i difetti delle iniziative altrui. Per cui non è più nemmeno necessario un controllo dall’alto: ognuno è carceriere degli altri carcerati. Perfetto!


Ma c’è sempre un modo per uscirne. Per esempio, in questo periodo è sbagliato abbandonarsi al pietismo verso chi non trova lavoro o chi si suicida perché è fallito. Non fraintendetemi, questo non significa avere il Cuore di pietra e non provare compassione per chi è in difficoltà, ma solo che è inutile, e dannoso, impietosirsi – e in fondo giustificare – chi con una laurea in mano non riesce a trovare uno straccio d’occupazione, e se ne sta a casa, mentre c’è qualcuno che col diploma guadagna più di 3000,00 euro al mese. E consideriamo che in Italia sono tanti gli imprenditori che con il diploma – e ai tempi di mio padre anche solo con la terza media – hanno creato aziende che fatturano milioni di euro all’anno. Vi consiglio di leggere libri in grado di ispirarvi: Mad in Italy(15 consigli per fare business in Italia nonostante l’Italia) di Giampiero Cito e Antonio Paolo, corredato di esempi pratici, con nomi, cognomi e storie di giovani imprenditori che “ce l’hanno fatta”; Pietro Barilla(Tutto è fatto per il futuro andate avanti con coraggio); Ai lavoratori di Adriano Olivetti; e simili.


Cosa rispondo io alla crisi? Quando il gioco si fa duro... i duri cominciano a giocare. La crisi non è una falciatura indiscriminata, la crisi è una selezione naturale. Pertanto è un processo che è sempre avvenuto nel corso della storia. Tutti siamo capaci di trovare un’occupazione o fare gli imprenditori in periodi di “vacche grasse”. Era facile fare i soldi negli anni ’60, in pieno boom. Ma solo chi tiene duro oggi, nel 2013, alla vigilia della più grande depressione economica della storia, dimostra di valere qualcosa.


La mentalità italiota non si concentra sulla soluzione – che concerne sempre la capacità di prendere su di sé la responsabilità e rimboccarsi le maniche – ma sulle cause esterne del problema: “non viene più tutelato il lavoro dei dipendenti”, “l’imposizione fiscale strangola le aziende”, “è colpa dei banchieri che stanno indebitando gli Stati”, “è colpa della globalizzazione che induce gli imprenditori a utilizzare manodopera all’estero”, ...
Tutte informazioni vere. Verissime. Ma a me cosa me ne viene? Che vantaggio ne ricavo a pensare che sono uno sfigato perché sono nato in questo periodo storico sul pianeta Terra? Non posso più tornare indietro.
Il mondo è la mia psicologia. Questa invece è una filosofia utile, che mi può cambiare la vita.


Cosa rispondo all’amico Loris, che si chiede come mai lui è laureato in lettere ed è disoccupato, mentre io, che ho preso un diploma serale, mi mantengo scrivendo libri?
Il mondo è la mia psicologia!
Questa è l’unica risposta possibile.
Beh... come ho già detto in un post precedente, dove parlavo del marketing, io sono uno che ha autofinanziato la pubblicazione del suo primo libro, Officina Alkemica, usando i soldi (poche migliaia di euro) risparmiati col suo precedente lavoro, e poi è andato in giro a regalarne decine di copie a tutte le librerie esoteriche più famose.
Ai miei primi convegni – quando ancora non giravano i miei video su youtube – non mi lasciavano salire sul palco perché ero troppo giovane e non credevano che fossi io l’autore di quei testi sull’Alchimia. Una volta a Modena ho rischiato di non parlare perché ero vestito in maniera un po’ “disinvolta” e i signori della sicurezza si erano convinti che fossi un teppista venuto a disturbare il convegno.


In quegli anni compresi che non si trattava di cambiare il mio titolo di studio, ma di cambiare la mia mentalità: da schiavo a imprenditore di me stesso. Se fossi cambiato interiormente, niente avrebbe potuto fermarmi. Il mondo non reagisce a ciò che vuoi, ma a ciò che sei. I tuoi desideri vengono soddisfatti solo nella misura in cui rispecchiano ciò che sei in grado di reggere interiormente, ciò che puoi supportare e quindi sopportare. È inutile desiderare di più, devi ESSERE di più, se vuoi di più. Non puoi sperare di avere quello che ha Steve Jobs, se non sei in grado di essere quello che è Steve Jobs. Non puoi continuare ad alimentare la tua psicologia di sempre e sperare che qualcosa nella tua vita cambi.


La laurea in sé può risultare utile ma solo nella misura in cui quel pezzo di carta cambia qualcosa nella tua psicologia, magari facendoti sentire più sicuro di te, più maturo, ecc. Ma un giovane deve capire che uno schiavo con due lauree resta sempre uno schiavo, se non è cambiato anche il suo modo di pensare il mondo. Io a un certo punto della mia vita ho realizzato in maniera chiara che esiste un collegamento fra ciò che pensiamo, ciò che siamo e ciò che ci accade nella vita quotidiana. Mi è accaduto in un istante di comprensione intuitiva. Ricordo ancora che ero nel parco di fronte a casa mia e avevo appena finito di parlare con Victoria Ignis. Ho compreso che il mondo è solo uno stupido riflesso della mia psicologia. Allora ho smesso di temere il mondo. E questo è l’evento più bello che può accadere a un essere umano: ti senti a casa. Se ripenso a quei giorni a agli incontri con Victoria Ignis mi vengono ancora le lacrime agli occhi.


Ho cominciato a sentire dentro di me, con indubitabile certezza, che gli episodi della mia vita erano intimamente collegati ai miei condizionamenti mentali subconsci. Da una parte questa rivelazione fu terribile, perché ciò significava che non ne avevo un diretto controllo, non avendo io controllo sul mio subconscio; ma dall’altra parte fu una liberazione, perché in ogni caso adesso sapevo che in un modo o nell’altro gli episodi esterni dipendevano da me e non dagli altri; non dalla fortuna o dalla sfortuna. Per cui era sufficiente scoprire la chiave d’accesso alla mia interiorità per riuscire a ottenere anche l’accesso alla “stanza dei bottoni” della mia stessa vita.


Annamaria nella sua mail dice che il responsabile del suo settore, dopo aver seguito un corso di PNL, ha ottenuto dei successi tangibili nella sua vita. Che sia PNL o qualunque altra tecnica – psicologica piuttosto che spirituale – l’essenziale è aver capito che l’esterno dipende dall’interno, e non viceversa. Una volta compreso questo, si tratta solo di trovare la modalità più corretta per ciascuno al fine di operare una trasmutazione. Io ho utilizzato ciò che spiego nei miei libri, ma per ognuno di noi può essere qualcosa di differente. Indubbiamente, come consiglio generale, serve leggere tanto, anche più volte lo stesso libro; l’autoformazione è la chiave, perché a scuola questi argomenti non vengono toccati, mentre la ripetizione quotidiana di certi concetti li fissa in maniera sempre più profonda nella nostra psiche. E alla fine lo scopo è proprio questo.



Allora il senso stesso dell’espressione “ingiustizia sociale” viene sovvertito. Come può esserci ingiustizia se le mie possibilità di trovare lavoro dipendono interamente dalle mie attitudini psicologiche? Se vuole salvarsi, l’italiota deve smetterla di pensare come un sindacalista degli anni ’70: “cosa mi è dovuto”, “cosa è mio diritto”, “difesa del posto di lavoro”... e cominciare a cambiare se stesso, prima di tutto se stesso. Deve trovare il coraggio di percepirsi come l’imprenditore di se stesso, come un individuo che ha a sua disposizione il mondo intero. Un mondo che ha smesso di apparire come un temibile gigante cattivo, da cui ci si può aspettare qualunque cosa; perché adesso è un mondo dal carattere docile le cui manifestazioni sono intimamente collegate alla nostra psicologia.


Il mondo è la mia psicologia. L’universo come manifestazione esteriore della psicologia dell’individuo: questa è l’immensa rivoluzione a cui siamo chiamati in questo periodo storico. E questa rivoluzione interna conduce inevitabilmente a un cambiamento esterno e quindi a una vera giustizia sociale, fondata su nuovi presupposti, dove il dipendente non necessariamente guadagna a scapito dell’imprenditore... e viceversa.
Chi ha il coraggio di seguirci?


Insieme ad Armando Siri stiamo portando avanti con entusiasmo un esperimento sociale di unificazione tra politica, spiritualità, cultura e arte. Lo stiamo facendo nell’ottica di creare l’Italia del futuro. Ne parlerò meglio in un prossimo post. Intanto vi sottopongo i link alle pagine dove illustro i miei corsi di quest’anno e quelli dei collaboratori a me più vicini. Io non posso girare tutta l’Italia, ma ho individuato altri ragazzi perfettamente in grado di tenere i Corsi di Risveglio.