martedì 9 ottobre 2012

smascherare la falsità di un’etica pubblica che spaccia per valore civile l’interesse dei mandarini pubblici


Passano solo 40 anni dal Leviatano di Thomas Hobbes, del 1651, ai Due trattati sul governo di John Locke. Eppure i due saggi sono come la notte e il giorno. Il primo spiega la convenienza di essere sudditi, affidandosi allo Stato per evitare i danni di rischiosi conflitti sociali; il secondo parla del vantaggio dell’essere cittadini, depositari di diritti incomprimibili a vita, libertà, proprietà.
In Italia la Repubblica è nata promettendo la seconda realtà, ma ha realizzato la prima: lo Stato fa quel che vuole e noi siamo sudditi. È così in materia fiscale, perché nessun paese avanzato ha adottato il «favor fisci» come criterio orientativo della giurisprudenza, e solo paesi totalitari hanno come da noi un giudice tributario che non è terzo, ma appartiene alla stessa amministrazione che presume di conoscere il tuo imponibile e la tua imposta, e che si è dato anche il potere di entrare nei tuoi conti, bloccandoteli e spezzando la continuità della tua impresa. È cosìnella giustizia civile, perché lo Stato aspetta 7 anni per il primo grado mentre il tuo diritto economico svanisce.
È così nell’urbanistica, nelle infrastrutture, nelle liste d’attesa dellasanità pubblica. O nella previdenza, dove per volontà dello Stato 513 mila italiani hanno pensioni retributive (cioè regalate rispetto ai contributi versati) superiori ai 4 mila euro al mese e che costano 9,5 miliardi l’anno, mentre i più giovani non ne avranno mai una da 1.000. Come difendersi? L’Italia è diventata Stato dei partiti nella Prima repubblica e Stato dei vertici della pubblica amministrazione nella Seconda. Chi occupa lo Stato persegue il proprio interesse a darsi ragione e ad amministrare sempre più risorse, non la libertà. E ci riesce rinfacciando ai cittadini di non essere all’altezza del loro dovere civico. Avviene anche sulle tasse: non conta quanto lo Stato dilapidi, la colpa è di chi tenta di sottrarsi. Per tornare a essere cittadini non basta il voto. Occorresmascherare la falsità di un’etica pubblica che spaccia per valore civile l’interesse dei mandarini pubblici, i veri eredi del monarca assoluto.